Qualcuno ha riflettuto sul fatto che se Pannella non avesse fatto una dichiarazione pubblica nessuno sarebbe stato a conoscenza dell’”ultima cena “ a casa di Berlusconi? Troppo furbo per non volere o prevedere la reazione che ha ottenuto. Del resto questo atto “politico” il Signor Hook non lo ha fatto per quegli italiani che, con o senza “cena”, non hanno mai oltrepassato il pregiudizio “radicale”, ma nei confronti di quella parte politica che preferisce fare alleanze con il “centro”, mettendo da parte quei “rompicoglioni” che tra eutanasia, coppie di fatto, gay e pagamenti dell’ICI, creano più di un “imbarazzo” oltretevere.
Molte cene da Berlusconi, comprese quelle di cui non verremo mai a conoscenza, magari con D’Alema allorquando decisero insieme di bloccare l’ascesa politica di Emma Bonino sia in Europa che successivamente alla Presidenza della Repubblica, magari in cambio del finto impegno contro il conflitto di interesse, resteranno nei cassetti delle ipotesi, seppur plausibili.
Di dati concreti, invece, ce ne sono altri. Che dovrebbero farci riflettere su come siamo stati “indotti” ad avere opinioni sulle vicende politiche e sul ruolo di certi “grandi giornalisti” italiani.
Dunque anche per questo Natale molti si troveranno sotto l’albero il nuovo libro di Bruno Vespa, che nonostante i lavori della terza camera, trova anche il tempo di dedicarsi alla raccolta delle difese del Presidente del Consiglio.
“Questo amore” il romantico titolo che Vespa sceglie per quest’ultima operazione degna del Minculpop, spacciata per letteratura, pronta ad invadere gli scaffali di tutte le librerie d’Italia.
Bella prosa per dare dignità ai neologismi berlusconiani, dalle “pornotoghe” ai “pornogiornalisti”, avendo a disposizione la grande comunicazione di massa per convincere tutti che le sue radici “si saldano in quei valori cristiani e quindi umani con i quali sono cresciuto in famiglia e nell’ambiente ecclesiale della scuola salesiana, e che poi ho trasmesso ai miei figli. Valori preziosi che non sono per me negoziabili. Figuriamoci, dunque, se posso permettere che in casa mia si compiano atti blasfemi”.
Ovviamente la difesa “letteraria” del Premier tocca tutti i recenti scandali, da Tarantini a Lavitola al bunga – bunga. Ovviamente lui non c’entra, tutte calunnie, lui non ha nemmeno il telefono.
Possibile che abbeverarsi di certa disinformazione fa digerire ogni menzogna mediatica. Ma andare oltre costa molta fatica, compresa quella di fare i conti con lo “scandalo radicale”.