Assenteismo e malcostume. L’Università di Messina continua a primeggiare per le notizie scandalose che arrivano sulle scrivanie della magistratura. Il sostituto Adriana Sciglio ha chiesto il rinvio a giudizio per la moglie del rettore dell’universita’ di Messina, Melitta Grasso, e altre 17 persone, fra docenti e impiegati amministrativi, accusati di truffa e abuso d’ufficio.
Secondo l’accusa, la Grasso si sarebbe assentata spesso dall’ Universita’, dove lavora come impiegata, e altre persone le avrebbero timbravano il badge in modo che risultasse in servizio. La moglie del rettore avrebbe anche presentato false autocertificazioni per malattie, usufruendo di permessi
La Guardia di Finanza, infatti, ha notato ben 77 giornate lavorative sospette fra il novembre 2007 ed il giugno 2008 e in alcuni casi il badge della Grasso sarebbe stato timbrato addirittura da terzi senza che lei fosse in ufficio.
La moglie del Rettore, inoltre, secondo l’accusa avrebbe presentato autocertificazioni di malattie inesistenti e avrebbe usufruito i permessi di servizio ingiustificati.
La magistratura sta poi indagando su altri episodi che farebbero pensare ad una gestione “familiare” dell’Ateneo, dove sono state anche assegnate diverse borse di studio, in particolare alla nipote della Grasso e alle nuore dei docenti Giovanna Ursino e Letterio Smeriglio.
Un altro fronte delle indagini riguarda le presunte irregolarità sui concorsi: in particolare si cerca di far chiarezza su quello a tempo indeterminato nell’area tecnica vinto da Girolamo Barbera, figlio della professoressa Ursino, docente nella facoltà di Scienze della Formazione e quello per ricercatore universitario in Geografia economico-politica sempre alla facoltà di Scienze della Formazione vinto da Simona Epasto, nipote della docente Concetta Epasto.