Dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato che ha ammesso tutti i ricorrenti in sovrannumero, l’indagine sulle irregolarità nei concorsi per l’ammissione alla facoltà di medicina è stata trasmessa alla Procura per verificare eventuali ipotesi di reato.
Il Tribunale, accogliendo le tesi dell’Udu (Unione degli studenti universitari) e dei legali Michele Bonetti e Santi Delia, ha riscontrato in effetti pesanti anomalie nello svolgimento dei test, rilevando in particolare come “non risulti logica e coerente la documentata circostanza che la consegna dei moduli non è stata casuale, ma eseguita in modo progressivo nei confronti dei candidati effettivamente partecipanti alla selezione”.
Ricordiamo che, secondo i giudici della sezione consultiva del Consiglio di Stato “appare particolarmente fondata la censura di violazione del principio dell’anonimato delle prove da correggere. A questo riguardo occorre rilevare che la commissione ha fatto annotare, accanto al nome di ciascun candidato il numero di codice riservato, la cui funzione è quella di consentire l’abbinamento della scheda anagrafica con la prova e che compare sulla finestra esistente nella busta. Sin dall’inizio della prova il codice del plico consegnato poteva essere associato al nome del candidato”.
In sostanza è stato verificato che ogni candidato aveva un suo proprio test già predeterminato, il che, come peraltro ammesso nella sentenza, non costituisce di per sé reato (“non è possibile – si legge infatti nella sentenza dei giudici Biagio Campanella, Salvatore Schillaci e Agnese Anna Barone – stabilire “se” ed eventualmente “in quale misura” il modus operandi abbia falsato il concorso”), e dunque non provocherà l’annullamento dei test, ma porterà inevitabilmente la Procura peloritana a pronunciarsi su eventuali violazioni della tutela dell’anonimato, e conseguentemente sulla possibilità che qualche candidato sia stato favorito sin dalla consegna dei test.
Nessun commento ufficiale da parte del rettore Francesco Tomasello.