di Serena Intelisano
La letteratura italiana è povera di romanzi di fantascienza, si direbbe quasi che questo tema non faccia parte della nostra cultura. C’è anche da dire che non proprio tutti si avvicinano a questo tipo di letteratura, considerandola difficile da comprendere, noiosa, o forse più adatta agli addetti ai lavori (ingegneri, matematici, o comunque chi sia a contatto con temi scientifici). Ma questo è un mito da sfatare. Ce lo avevo dimostrato anni fa a livello internazionale lo scrittore, sceneggiatore e autore umoristico britannico Douglas Adams che con la sua Guida galattica per gli autostoppisti (Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, pp. 212, € 8,80) aveva dato il via ad una saga in cui le tematiche della fantascienza umoristica ed un po’ surreale si intrecciavano intelligentemente con tematiche e spunti di profonda riflessione “filosofica” e “politica”. Ce lo dimostra oggi Giuseppe Mazzilli, italianissimo scrittore, con il suo romanzo d’esordio Atmosfera radioattiva. Il punto di non ritorno (Prefazione di Rino Tripodi, InEdition/Collane di LucidaMente, pp. 340, € 16,00). Come Douglas Adams, Mazzilli adopera l’umorismo per trattare tematiche oltre che fantascientifiche anche socio-politiche ed ecologiche. La sua è una visione alquanto pessimistica e cupa del futuro, ma che non si allontana molto da quella che potrebbe essere la realtà se non si da un svolta al nostro modo di vivere e soprattutto alle politiche internazionali in campo ecologico.
Il romanzo ha inizio nell’856 d.G.E, ovvero dopo il Grande Evento, una sorta di Diluvio Universale, secondo i religiosi del tempo, che aveva colpito/punito la nostra attuale civiltà, e che a differenza della punizione biblica aveva «il boia e il condannato racchiuso nella stessa persona». Infatti l’uso sempre più indiscriminato delle centrali nucleari aveva portato il sistema al collasso fino a causare un enorme disastro ecologico che aveva colpito l’intero pianeta e portato quasi all’estinzione la specie umana. Per proteggersi dalle radiazioni viene trovata come soluzione quella di costruire delle cupole all’interno delle quali vivere, lontano dalle radiazioni appunto. L’avveniristica società descritta nel romanzo è composta da individui tutti uguali, retti da rigide regole per salvaguardare la loro incolumità (come quella di non poter uscire dalle cupole…), e quindi in questo modo più controllabili. Chi cerca di sovvertire le regole, o comunque pensare con la propria testa, viene curato/deportato in apposite cupole, dalle quali però non si fa più ritorno.
Questa condizione di velata schiavitù (come si può essere liberi se rinchiusi all’interno di uno spazio?) verrà messa in dubbio da una scoperta scientifica.
L’anno 856 è quello della nascita di Jus Silla, il protagonista di Atmosfera radioattiva. Lo vedremo prima bambino affrontare una strana avventura e salvarsi inspiegabilmente da morte certa, dalla «tragedia dei ragazzi della cupola 96», dopo esser stato a contatto con l’aria radioattiva, poi adulto, promettente laureato in Genetica e Bioingegneria.
Ed è proprio da qui che inizia la parte più consistente del romanzo. Jus, dopo essere stato licenziato andrà nella “cupola natìa” per far visita alla madre, qui incontrerà un vecchio amico che inizierà ad instillare in lui il dubbio che in realtà non siano individui liberi, ma controllati ogni singolo momento della loro vita. Dapprima riluttante a questa tesi, Jus in seguito inizierà a far caso a piccoli avvenimenti che messi insieme gli faranno capire di essere “controllato”.
Jus è affiancato dalla misteriosa Camrhia Andalusia, personaggio del quale si invaghisce, lontano dallo stereotipo di donna debole e sottomessa all’uomo, ma al contrario molte volte si dimostrerà più “forte” e determinata di Jus.
Altro personaggio importante il Professore Nino Pick, Primo Premio Scientifico, ossessionato dal non aver potuto comprendere anni prima come mai quell’unico bambino, Jus appunto, si fosse salvato dalla tragedia, e col quale in maniera casuale verrà a contatto. Sarà proprio Jus ad esporgli la teoria, non ancora provata, per la quale sarebbe rimasto incolume all’esposizione alle radiazioni. Una teoria che non renderebbe felici i detentori del potere.
Giuseppe Mazzilli fa un’analisi della società che sebbene sia “immaginaria”, riferita al romanzo, non si discosta molto da alcuni tratti della nostra di società, sono infatti interessanti le sue idee riguardo il potere : «Gli uomini di potere vogliono che ci siano i cattivi. E se non ci fossero, sarebbero costretti a inventarli; dovrebbero creare degli antagonisti, dai quali la gente cosiddetta normale rifugge, e fugge proprio verso il potere. Anzi: lo fanno già. Dividi e comanda. […]. Pensaci un po’, Jus, se tu fossi al potere, chi vorresti eliminare, chi riterresti effettivamente pericoloso: il ladruncolo che ti deruba di qualche gioiello? […] Solo quello? No, no. Non arriviamo fin lì. Fermiamoci prima. Chi vuol privarti dei privilegi acquisiti! Quelli che tentano di sovvertire le regole precostituite, ovvero le regole che hanno stabilito loro. Per il proprio tornaconto. Quelli che hanno capito contro chi rivolgersi. E quando si accorgono che qualcuno tenta di farlo… beh, meglio farlo sparire. Ma bada. Farlo sparire puzzerebbe. Mandarlo in cura. Ecco. Lo si spedisce verso una fantomatica clinica, così ci si prende anche il merito di preoccuparsi dei cittadini. Quando il potere teme di perdere il potere, diventa despota. Così è costretto a controllarti. Se lo facesse tramite altri uomini, l’hai detto tu, si parlerebbe di dittatura, gli uomini se ne accorgono e il gioco finisce».
La storia dell’uomo è piena di episodi in cui chi era contro il potere, o comunque la pensava diversamente, o veniva considerato un pericolo, reale o immaginario, veniva “messo da parte”, deportato o fatto scomparire. Come non pensare ai desaparecidos argentini, o ai campi di concentramento nazisti, ai quali più volte Mazzilli fa un chiaro riferimento durante il racconto.
E sebbene siano episodi appartenenti al passato, collocandoli in un fantasioso futuro Mazzilli rende l’idea di come in natura tutto sia ciclico, tutto si ripete.
L’autore fa un excursus dei tre spazi temporali, passato, presente e futuro, tutti e tre legati dal ripetersi degli eventi, e tutti e tre legati da una presenza comune, che il lettore scoprirà facilmente durante la lettura.
Nonostante le tematiche trattate non ci troviamo davanti ad un romanzo “difficile”, al contrario grazie all’umorismo, ai dialoghi vivaci e alla descrizione delle situazioni quotidiane in cui si ritrova il protagonista, possiamo facilmente affermare che Atmosfera radioattiva ci coinvolge in una piacevole lettura ma ci fa anche riflettere su temi che ci riguardano da vicino, come quello della salute della Terra.
Il ritmo incalzante del finale non può inoltre non tenere “incollati” al libro, incuriositi sul “come andrà a finire”.
Come detto sopra questo romanzo può tranquillamente far avvicinare al mondo della fantascienza chi di solito ne resta lontano, e soprattutto è un romanzo per tutte le età.
È bello imbattersi nelle letture che ti fanno riflettere e che non sono solo un puro svago.