Entrambi a processo i conducenti delle due auto coinvolte nel terribile incidente costato la vita, a soli 51 anni, ad Angela Teresa Frusteri, e lesioni gravi ad altre due donne, tutte di Sant’Agata di Militello (Me). All’esito dell’udienza preliminare tenutasi il 9 giugno in tribunale a Patti, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero titolare del procedimento penale dott.ssa Federica Urban, il Gup dott. Eugenio Aliquò ha rinviato a giudizio per il reato di omicidio stradale in concorso sia M. C., 45 anni, di Terranova (Me), che guidava la vettura dov’erano trasportate la vittima e le due ferite, sia F. S. P., 64 anni, di Messina, al volante dell’altra macchina, per di più non assicurata: i due automobilisti, indagati da subito, dovranno comparire in aula il 12 settembre 2022, avanti il giudice monocratico Edoardo Zantedeschi.
La tragedia è successa il 4 luglio 2020, alle 22.50, al km 76+089 dell’autostrada A20, carreggiata Palermo-Messina, nel territorio di Gioiosa Marea (Me): il sinistro è stato ricostruito dall’ing. Santi Mangano, il Consulente Tecnico d’Ufficio cui il Sostituto Procuratore ha affidato la perizia cinematica per accertarne dinamica, cause e tutte le responsabilità e le cui conclusioni sono state alla base dei provvedimenti a carico dei due imputati. M. C., amico della vittima, procedeva su una Mercedes C200 su cui erano trasportate le tre passeggere quando, scrive il Pm nella sua richiesta, “a causa della velocità tenuta, quantificabile in non meno di 102 km/h”, e del tutto “non commisurata – ha precisato il Ctu – alle condizioni meteorologiche in atto, con forte pioggia e grandine”, “perdeva il controllo della propria autovettura che iniziava a ruotare in senso antiorario, impattando contro il guardrail di sinistra, per poi arrestarsi al centro della carreggiata” prosegue la dott.ssa Urban.
Quest’impatto, pur avendo innescato l’evento, tuttavia, non è stato quello fatale, anzi: come hanno testimoniato i sopravvissuti, nessuno aveva riportato traumi gravi e la stessa Angela Teresa Frusteri, seduta sul sedile posteriore, aveva riferito di avere solo un po’ di male al volto, da cui le usciva del sangue. Ripresisi dallo shock, tutti gli occupanti si sono apprestati a uscire dal veicolo per mettersi in salvo, consapevoli della posizione a rischio in cui si trovava il mezzo: dopo circa 20 secondi, infatti, è sopraggiunta una Fiat Multipla il cui conducente però marciava a velocità ridotta data la bufera in corso ed è riuscito a evitare l’ostacolo passando sulla destra. Non così la Citroen DS5 transitata subito dopo, poi risultata anche priva di copertura assicurativa e guidata dall’altro imputato, F. S. P., che, anche lui “a causa della velocità tenuta quantificabile in non meno di 94 km/h” sottolinea il Pubblico Ministero, e parimenti inadeguata, “collideva contro la Mercedes determinandone un ulteriore, repentina rotazione”, in seguito alla quale la 51enne “è stata proiettata fuori dalla vettura fuoriuscendo dal lunotto posteriore, impattando violentemente al suolo e decedendo praticamente sul colpo” scrive il magistrato: se solo l’imputato fosse andato più piano, anche a 60 km/h, la signora Angela Teresa non sarebbe stata sbalzata fuori, ha osservato l’ing. Mangano.
Gli altri tre occupanti la Mercedes, almeno loro, si sono salvati, ma in particolare l’altra passeggera che si trovava sui sedili posteriori, estratta delle lamiere dai vigili del fuoco, ha riportato gravissimi politraumi, soprattutto interni con la rottura del fegato, e stata trasportata all’ospedale Barone Romeo di Patti e poi trasferita nel Trauma Center del “Villa Sofia” di Palermo, dov’ è rimasta a lungo in prognosi riservata.
Due figli della vittima, per essere assistiti, tramite il consulente legale Alessio Tarantino, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, e ora si aspettano giustizia sul fronte penale ma anche un “ravvedimento” sul piano risarcitorio da parte dell’assicurazione della Mercedes, Reale Mutua, evitando loro, dopo tutto ciò che hanno passato, di dover procedere anche a quella causa civile che stanno giocoforza preparando con Studio3A. La compagnia, pur a fronte di un terzo trasportato che ha sempre diritto al risarcimento indipendentemente dalla dinamica del sinistro, si è “intestardita” su una posizione paradossale: ha cioè decurtato sensibilmente la liquidazione dovuta sostenendo che la mancanza di cintura da parte della passeggera rappresenti un concorso di responsabilità nel suo stesso decesso, quando è chiaro che non solo a veicolo fermo questa condotta non è esigibile, ma anzi è logico che con una macchina in panne in mezzo a un’autostrada sotto il diluvio universale la prima cosa da fare sia quella di liberarsi dai sistemi di ritenzione, uscire e mettersi in salvo, quello che appunto stava facendo la signora Frusteri. Purtroppo non ha fatto a tempo.