Sanremo, se la “blasfemia” di Lauro è una faticosa ricerca di Dio

di FraPè Perché Sanremo è Sanremo. Non importa se del Festival se ne parli bene o se ne parli male, ciò che è importante è che se ne parli. Il festival prende tutti. Tutti esprimono il loro parere. Poi ci sono quelli che non gliene va bene una.

Per rimanere in tema canoro sanremese, una canzone cantata al festival nel 1967 dal cantante francese Antoine che riscosse molto successo, dal testo attualissimo affermava che “Tu sei buono e ti tirano le pietre. Sei cattivo e ti tirano le pietre. Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, sempre pietre in faccia prenderai”.

Il ritornello era: “Sarà così finché vivrai. Sarà così”

Prima serata, Amadeus inizia il Festival con un segno di Croce, come a ricordare che siamo “crocifissi” tutti: credenti, non credenti e diversamente credenti, in questa stagione tragica della nostra esistenza invasa e manipolata dalla pandemia.

Lo ha fatto con semplicità, così come si fa quando si consuma un pasto, o come fanno tantissimi calciatori quando entrano in campo prima o durante una gara, come abbiamo fatto ognuno di noi e continuano a fare tanti altri prima di un esame importante, o un avvenimento che ci interessa. Quel segno di Croce di Amadeus serviva a lui ma anche a noi per ricordare ciò che stiamo vivendo a causa del Covid-19.

Eppure quel gesto ha scatenato l’inferno. Dopo duemila anni un gesto semplicissimo appartenete alla nostra cultura, alla nostra fede ha provocato scandalo così come lo era per i giudei, stoltezza così come lo era per i pagani.

Eppure un semplicissimo segno è riuscito a scatenare il caos in tanti ateisti in servizio permanente effettivo sui social. Non importa se stiamo attraversando un momento difficile, non importa se magari quel presentatore che si vede una platea vuota a causa delle restrizioni causate da un maledetto virus, cerca rifugio in Colui che reputa Dio, non importa se per lui quel segno è segno di salvezza, rifugio, conforto… speranza. Importa difendere le proprie idee disprezzando e mettendo alla gogna l’uomo.

In campo è scesa la solita Uaar, l’Unione atei agnostici razionalisti, stracciandosi le vesti come Caifa, dichiarando che “Amadeus aveva occupato lo spazio pubblico promuovendo la sua concezione del mondo”.

A me quel gesto di speranza è piaciuto. Chissà quanti pazienti, in un letto di ospedale, avranno visto quel presentatore siciliano emozionato che gli stava dando conforto con quel gesto semplicissimo ma ricco di significato. Sono sicuro che in quel gesto si saranno ritrovati anche loro.

Ma non è mica finita perché le proteste continuano. Stavolta a lamentarsi è il Vescovo di San Remo-Ventimiglia monsignor Antonio Suetta critico nei confronti di Fiorello e Achille Lauro. Il prelato accusa la manifestazione sanremese di “Mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive nel corso della 71ª edizione del Festival della Canzone Italiana a Sanremo, sento il dovere di condividere pubblicamente una parola di riprovazione e di dispiacere per quanto accaduto”.

Ma le polemiche non si placano perché ad intervenire è niente di meno che lAssociazione internazionale esorcisti (Aie) affermando che: “Mentre l’umanità sta attraversando un periodo caratterizzato dal dolore e dalla sofferenza a causa della pandemia, sul palco dell’Ariston si è raggiunto un livello di dissacrazione, di blasfemia e di vilipendio della fede cattolica davvero inaccettabile. Esibizioni che hanno leso la sensibilità e il credo di milioni di italiani e dei fedeli di tutto il mondo”

Si è trattato di “una vera e propria escalation, dalla trasgressione estrema all’estremismo del ‘godimento’, il tutto veicolato da immagini, simboli e testi dove al sacro, e addirittura ad un ‘finto sentimento religioso’, si mischia il demoniaco”. “Il tutto con travestimenti dissacranti, scimmiottando contenuti, tra i più sacri della fede Cattolica; dalla corona di spine di Cristo, al suo Sacro Cuore, alla stessa Vergine Maria, poi diffuse e pubblicate sulle copertine delle più svariate riviste divulgative di mezzo mondo”. Conclude l’Aie.

Al coro dei difensori della “fede” non poteva mancare il presidente nazionale del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi che definisce Sanremo un festival prono alla lobby LGBT, chiedendo a Mario Draghi di rimuovere i vertici Rai. Non mancano le feroci critiche che scatenano commenti pesanti e zeppi di odio da parte di giornali di stampo tradizionalista e di destra che come al solito armano le dita dei leoni da tastiera che mettendosi l’armatura di crociati si dimenticano che la Croce è sapienza e che non ha nulla a che vedere con l’ignoranza di crede che Dio vada difeso.

In compenso ci sono tantissimi altri che la pensano diversamente, tra questi i Papaboys  che promuovono a pieni voti Achille Lauro, definendo la sua canzone una preghiera.

Insomma, il dibattito è in corso. Con una sola certezza al momento: il Festival di Sanremo con Amadeus, Fiorello e Achille Lauro è riuscito nell’impresa più difficile, mostrarsi e apparire a uno stesso target di spettatori, ora come il diavolo. Ora come l’acqua santa.

Ma siamo sicuri di essere davvero liberi di essere ciò che siamo? Siamo sicuri di essere umani che rispettano l’essere umano?

In tutta questa storia vedo solo tifosi. La vita come la fede non è una squadra da difendere, è una realtà da apprezzare e vivere rispettando la diversità di pensiero di religione o l’orientamento sessuale.

Ciò che vedo nella cosiddetta blasfemia di Lauro è una faticosa ricerca di Dio.

Siamo proprio sicuri che siamo noi l’acqua santa?

Ai posteri…

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